Pinsa romana: che cos’è e quali sono le differenze con la pizza?

Sempre più apprezzata in tutta Italia, la pinsa romana ha origini antichissime e, nonostante alcuni punti in comune, non va confusa con la pizza o con la focaccia.

Ma quali sono allora le caratteristiche della pinsa romana e le principali differenze con la pizza? Ecco tutto quello che devi sapere sulla pinsa!

Macchine per la pinsa romana in offerta

Le origini della pinsa

La pinsa è un piatto tipico di Roma fin dal periodo romano e latino.

I contadini realizzavano delle teglie sottili e rettangolari, utilizzando i prodotti di scarto dal grano. La farina più setacciata serviva per i prodotti che andavano poi nelle case dei patrizi, mentre al mercato i contadini provvedevano a vendere queste focacce sottili utilizzando farine di frumento di scarto.

Questo non toglieva nulla al sapore della pinsa, anzi. La rendeva friabile e pronta a un consumo veloce. È anche vero che all’epoca si trattava di un piatto povero con pochi condimenti e di forma rettangolare, mentre oggi la pinsa si può trovare anche arrotondata e i condimenti sono tantissimi.

Il nome pinsa deriva da pinsère, che indica proprio la forma rettangolare di questo cibo da strada già nell’antichità. Allora, gli ingredienti utilizzati erano miglio, orzo e altri cereali grezzi e poco lavorati.

Le origini si fanno risalire a prima di Roma nell’Eneide di Virgilio. Infatti, il poeta latino racconta che Enea, stremato dalla fatica per la fuga dalla sua città natale distrutta dai Greci, ebbe come dono di ospitalità dalle popolazioni del Lazio una focaccia schiacciata, che era proprio la pinsa.

Da allora la pinsa è cambiata molto poco nel corso del tempo. Per molti secoli, infatti, è rimasta la stessa, finché nuovi cibi e nuovi condimenti sono arrivati nelle tavole italiane, intorno al Cinquecento. I pomodori, le patate e le altre piante provenienti dal Nuovo Mondo sono state infatti usate da subito per insaporire la pinsa.

Quali sono le caratteristiche di una pinsa davvero buona?

La farina per preparare la pinsa non è una sola. Infatti, si usa un mix di farine di tre tipi: frumento, soia, riso

Il segreto della pinsa è proprio il mix di farina di grano tenero, soia e riso.

Queste farine garantiscono un alto livello di idratazione, anche se si usano le farine integrali. Infatti, proprio l’idratazione è il fattore che permette all’impasto della pinsa di sopportare anche lievitazioni molto lunghe. Più si lascia lievitare l’impasto, più il risultato sarà leggero, gustoso e friabile.

Una pinsa davvero buona si riconosce dal profumo fragrante che emana, come quello del pane. In più, la pinsa ha un interno morbido e l’esterno croccante.

L’alta digeribilità dell’impasto è dovuta alla lunga lievitazione.

La pinsa si presta bene anche nella variante senza glutine. In questo caso, al posto della farina di frumento si può utilizzare la farina di kamut, oppure di farro. La cosa importante è non utilizzare la farina Manitoba o la farina 00, perché la pinsa potrebbe non venire bene a causa della lievitazione dovuta a questi tipi di farina.

Pinsa e pizza: quali sono le differenze?

Nonostante possano sembrare simili, la pinsa e la pizza sono piuttosto diverse.

La prima differenza riguarda l’impasto: la pizza è fatta con farina, acqua, sale e lievito e si  caratterizza per la croccantezza della crosta e la morbidezza della pasta; la pinsa, invece, come abbiamo visto è realizzata con un mix di farine e si distingue per la sua crosta più sottile e croccante e la pasta più leggera e morbida.

Inoltre, solitamente l’idratazione della pizza (la percentuale d’acqua rispetto alla dose di farina) è di circa 60% / 65%, mentre la pinsa ha un’idratazione maggiore intorno al 70% / 75%.

Anche la lievitazione è diversa: l’impasto della pizza deve essere lievitato per almeno 12 ore per ottenere una crosta morbida e saporita, mentre l’impasto della pinsa richiede una lievitazione più breve, solitamente tra le 8 e le 12 ore.

In generale, la pizza ha un gusto più intenso e saporito rispetto alla pinsa romana che ha un gusto più delicato e leggero; infine, la pinsa romana viene lavorata a mano per ottenere una forma più allungata rispetto alla pizza tradizionale.

Pinsa romana a casa come in pinseria

Anche se ci sono ottimi prodotti precotti, la pinsa fatta in casa ha un altro sapore e può essere un’ottima idea per la cena oppure, senza condimenti, come focaccia da gustare anche a merenda (come si faceva in passato).

Per ottenere un prodotto molto simile a quello di una pinseria, dosa bene le diverse farine con l’impastatrice planetaria e cerca di creare un composto omogeneo. Anche sulla lievitazione, non crearti problemi ad attendere un po’ di più per ottenere un risultato migliore; la temperatura del forno deve essere già a circa 250 gradi quando metti la pinsa a cuocere. Questi sono i consigli principali, se vuoi approfondire tutti gli aspetti della preparazione ti consigliamo di seguire questa ricetta della pinsa romana.

La pinsa si presta ad essere condita con tantissimi ingredienti differenti. Puoi quindi stupire i tuoi ospiti creando pinse con condimenti originali, in grado di soddisfare anche i palati più esigenti.

Ecco alcuni dei condimenti che puoi usare per ottenere la pinsa come in pinseria:

  • rucola;
  • grana;
  • mozzarella di bufala;
  • capperi;
  • acciughe;
  • prosciutto crudo;
  • provolone;
  • salsiccia;
  • prosciutto cotto;
  • carciofini sott’olio.

Il consiglio è comunque quello di non appesantire il prodotto da forno tipico della tradizione romana con troppi condimenti per godersi al massimo la croccantezza dell’impasto.

Servi la pinsa in un unico piatto centrale, in modo che ognuno possa servirsi come vuole e prendersi la sua fetta.

Non preoccuparti troppo per la linea: la pinsa tradizionale è piuttosto leggera e, soprattutto se fatta in casa, non ha conservanti o addensanti che possono rovinarti la dieta e la digestione!